lunedì, Aprile 29, 2024
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SINDACATI SCRIVONO AL PREFETTO DI FROSINONE: FACCIAMO BUONA INDUSTRIA PER GARANTIRE FUTURO ALLE GENERAZIONI PROSSIME

“I processi per fallimento e cessazioni produttive hanno dato un duro colpo a quel 25% della popolazione, della Provincia, impegnata nei cicli di produzione del territorio della Valle del Sacco; la Provincia, la Regione e il Governo nazionale devono prevedere un piano di intervento generale in grado di rassicurare le aziende, i lavoratori e le popolazioni”.

Così in una lettera inviata al Prefetto di Frosinone Ignazio Tortelli i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – rappresentanti del comparto chimico/farmaceutico, tessile e gomma plastica, cioè di molte delle aziende che resistono – spiegano le ragioni della necessità di un intervento delle istituzione al fine di garantire una presenza adeguata dell’industria sul territorio e contemporaneamente il rispetto delle normative ambientali. Perché – si legge – “la mancanza di risposte alle richieste autorizzative di scarico, ampliamenti e modifiche, sta allontanando decine e decine di milioni di investimento, mettendo a grave rischio le continuità produttive”, generando così allarme sociale e preoccupazioni industriali.

Anche perché – “solo nel comparto chimico/farmaceutico trovano occupazione circa 6500 addetti tra diretti e indiretti; queste aziende esportano per 3 miliardi e mezzo di euro su un totale di 7 miliardi e mezzo dell’intera Provincia, a fronte di un export della Regione Lazio pari a 23 miliardi di euro (dati Rapporto EURES 2018). Questa importantissima fonte di ricchezza e di buona occupazione  – ricordano i sindacati – non deve essere scoraggiata né tanto meno autorizzata a operare in piena libertà e illegalità. Le aziende non vogliono scorciatoie, vogliono che le richieste autorizzative siano valutate con competenza e tempi certi”.

 

È per questo che “il recupero di una autorevolezza istituzionale e di un suo operato, dalle spinte gentili, potrà far riguadagnare fiducia e speranza di chi lavora e di chi investe in un territorio che non può continuare ad essere considerato come luogo di culto di disastro ambientale”.

Insomma, affinché la Valle del Sacco continui a fare industria politica, istituzioni, imprese, sindacati, lavoratori, devono adoperarsi a difesa delle fabbriche per difendere il presente e garantire un futuro di lavoro e di dignità dell’intera zona.

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